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Progetto Habeas Corpus

Contrastare e Prevenire il Disagio Giovanile.

Il progetto mira ad affrontare in modo efficace il problema della violenza nella scuola media e superiore. Si configura in due fasi, corrispondenti a due anni di lavoro: una prima fase di studio e sensibilizzazione, seguita da una seconda d’intervento propositivo e di valutazione dei risultati conclusivi. Bersaglio del Progetto è la popolazione scolastica delle Scuole Medie e degli Istituti Scolastici Superiori. I passi essenziali della prima parte del Progetto sono:

  1. presentazione che coinvolga insegnanti e genitori
  2. raccolta di adesioni da parte delle famiglie
  3. interviste in gruppo
  4. definizione del questionario
  5. somministrazione del questionario inchiesta
  6. restituzione e impostazione di un progetto educativo da realizzare l’anno successivo

Oggetto peculiare del Progetto è un particolare tipo di violenza che, nonostante l’attenzione portata sul bullismo (violenza diretta tipicamente maschile) non sembra ancora essere stato preso in seria considerazione in Italia. È il problema della Violenza Relazionale, tipica del genere femminile. Una sorta di Mobbing di classe al femminile, non di rado all’origine di abbandoni scolastici, di calo nel rendimento, di depressione, di comportamenti autolesivi, di comportamenti sessuali a rischio, di ansia, di abuso di sostanze, di disturbi fisici.

Definizione di Violenza Relazionale: azione che mira a ferire l'Altro/a minacciando o danneggiando o manipolando la sua Relazione con i Pari e/o con il suo Sentimento d'Accettazione.
Esempio:
Ignorare qualcuno/a col quale si è arrabbiati, evitando l'espressione diretta della rabbia. Spargere ingiurie su di lui/lei. Escluderlo/a da giochi o altri eventi sociali
Il fenomeno diventa rilevante quando assume intensità, durata e dimensione di gruppo, tale da mettere in serio pericolo il senso d'appartenenza e l'autostima della vittima. Diventa veramente pericoloso quando fomenta nella vittima una reazione violenta contro di se o di altri, innescando così pericolosi fenomeni circolari di rinforzo e di disseminazione.

Evidente nei primissimi anni di scuola, la VR
tende a nascondersi e a farsi raffinata nella scuola media e superiore. Questo mascheramento la rende subdola e misconosciuta. Proprio per questo motivo essa è anche più pericolosa del bullismo esplicito. Il fenomeno è ben noto agli insegnanti, ciononostante non è stato portato allo scoperto in modo specifico, né pare essere è oggetto d’interventi mirati tesi a contrastarlo. Forse perché si tende ancora a pensarlo come un fenomeno naturale. Negli USA, invece, il problema è studiato scientificamente, da almeno una decina d’anni, ed è contrastato con programmi specifici d’intervento, che coinvolgono i diretti interessati. [1]

L’ipotesi scientifica esplicativa più usata per interpretare il fenomeno VR, negli USA, è quella che la mette in stretta relazione con il Sistema Cognitivo di Credenze che in qualche modo giustifica tale comportamento. Detto in altre parole, ciò che si pensa essere giusto e lecito circa la VR, predice, in modo statisticamente significativo, la probabilità di essere coinvolti attivamente o passivamente in essa. È stato così possibile dimostrare che, evidenziando e modificando il Sistema di Credenze sulla VR, tramite un approccio cognitivo comportamentale, si può modificare stabilmente il clima di violenza diretta ed indiretta nelle classi medie.

Poiché la VR è condizionata da una specifica cultura, che si può misurare e modificare stabilmente, essa non può più essere pensata come un dato di natura, immodificabile. La Violenza Diretta ed Indiretta nella scuola può essere ridotta da un lavoro focalizzato sul sistema di convinzioni correlato con la sua accettazione e da una serie di strategie efficaci per contrastarla efficacemente. Lavorando sui correlati cognitivi della VR e proponendo opportuni comportamenti ed esperienze sociali, si può modificare la cultura della violenza nelle scuole medie e superiori.


L’intervento che così si configura non va però visto come un insegnamento che corregge carenze educative delle famiglie. Il luogo comune che le nuove generazioni crescono senza valori è semplicistico oltre che inutilmente colpevolizzante per le famiglie.

Dai dati di questa ricerca emerge, infatti, un quadro più complesso. Per una certa proporzione dei casi c’è probabilmente un’effettiva carenza nella cultura della famiglia e/o del Paese di provenienza. Per un'altra porzione si tratta invece di correggere un fenomeno d’assuefazione alla violenza da parte di ragazzi che portano in sé già sani principi anti violenza. C’è infine una larga parte di ragazzi che custodisce buoni valori e che non vuole assuefarsi alle spinte che contrastano tali valori ma che non sa come dare gambe a tali valori. Questi ragazzi sono risorse preziose che aspettano solo l’occasione per socializzare e rendere operativi i valori che custodiscono in profondità, nonostante le apparenze, spesso sotto una maschera d’indolenza e di cinismo. Studi scientifici sostengono un’idea che sembra andare contro corrente: sotto apparenze necessariamente ribelli ed ostili, i valori giusti trasmessi operativamente da genitori e educatori rimangono radicati. E riemergono, quando le circostanze lo richiedono. Perciò il nostro dovere, come adulti, è quello di completare il lavoro svolto in epoca preadolescenziale, procurando occasioni per collegare tali valori con esperienze concrete che li rinforzino, oltre che con il patrimonio culturale che la scuola ha il compito di trasmettere. L’intervento dev’essere però preceduto dalla misurazione quali/quantitativa del fenomeno, verosimilmente diverso, secondo il contesto, il genere o le fasce d’età.


Realizzato lo studio, si apre il capitolo dell’intervento teso a contrastare il problema attraverso tutto ciò che risulti coinvolgente e in grado di modificare il sistema di convinzioni. A questo proposito le sinergie possibili sono numerose. L’ideale sarebbe integrarsi con interventi o programmi già esistenti, eventualmente ispirandosi a modelli che hanno funzionato altrove.

L’Associazione Zyme propone da tempo il progetto Sviluppo Sano, per le scuole medie e per le ultime classi delle elementari. Tale progetto contiene strumenti e potenzialità efficaci, con adeguate modifiche a hoc, anche per la prevenzione della violenza in generale. Altri strumenti di intervento che combinano aspetti di ricerca e di intervento sono:

Focus group

Si tratta di incontri di circa due ore con un gruppo di ragazzi composto di 8 – 20 soggetti.

I conduttori riscaldano l’ambiente, focalizzano l’attenzione sul tema e con opportune domande stimolo fanno interagire i ragazzi per far emergere esperienze e convinzioni sul tema prescelto.

Teatro forum

Consiste in una simulazione recitata che funge da stimolo come nel focus group. Gli interventi dal gruppo sono espressi con giudizi e con l’invito ed entrare nella scena per provare a far andare le cose in modo diverso. Attraverso altre simulate sullo stesso episodio i ragazzi possono partecipare con maggiore intensità e divertimento, abbassando le difese e facendo emergere le strutture cognitive che sono oggetto della ricerca. Il teatro forum è un eccellente strumento di ricerca ma anche di intervento perché consente di mettere in scena nuove convinzioni e diversi atteggiamenti nei confronti della violenza.

Referenti per l’Area Alto Isontino

Dr.ssa Corinna Michelin, Psicologa, supervisore di tutti i gruppi dell’Associazione SPIRAGLIO. Psicoterapeutica specializzata in psicoterapia di gruppo.

Referenti per l’Area Basso Isontino

Dr. Fabrizio Bertini, psichiatra e psicoterapeuta

Dr.ssa Carmela Barbato laureata in Psicologia dell’Evoluzione

Dr.ssa Annalisa Tirelli, Psicologa clinica, consulente dell’Associazione Da Donna a Donna.

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[1] Cfr. CASS®: Creating A Safer School, www.opheliaproject.org