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Riassunto

Abbiamo affrontato il tema del disagio giovanile. La scelta è caduta sul fenomeno della violenza nella scuola, sia per la rilevanza sociale che in tempi recenti esso ha assunto, sia per le dimostrate implicazioni che tale fenomeno ha con diverse forme di disagio espresse dal mondo dei giovani. Prendendo coscienza dei fenomeni della violenza diretta ed indiretta, dei substrati cognitivi e culturali che li alimentano e degli strumenti culturali e comportamentali che consentono di gestirli in modo più sano, essi possono cominciare a sentirsi cittadini attivi ed incisivi nella soluzione delle contraddizioni sociali.

 

Questo progetto intende fotografare i fenomeni della violenza fisica e morale attraverso il coinvolgimento dei giovani stessi, tramite lo strumento privilegiato del gruppo, sia esso un gruppo classe o un gruppo con scopo. Il fine di tale mappatura è verificare se le esperienze di contrasto della violenza già esperimentate altrove possono incontrare un contesto simile, nel nostro territorio, e pertanto attendersi simili risultati buoni. Verificate le somiglianze e le differenze, il passo successivo del progetto é proseguire l’impegno con i giovani, restituendo la mappa così costruita e proponendo percorsi creativi e partecipati di intervento efficace teso a creare un clima più vivibile nelle classi e negli istituti scolastici medi e superiori. L’area dell’intervento è la Provincia di Gorizia con particolare attenzione per il Basso Isontino dove i fenomeni sembrano essere più accentuati.

Questa relazione prende in esame prevalentemente i dati più superficiali ma forse anche più rappresentativi del nostro territorio. Le sonde che mirano ad andare in profondità nei fenomeni (le interviste in gruppo o focus group), sono state realizzate in parte ed in modo non ottimale. Questa modali di studio, sia orizzontale sia verticale, mira a fornire un quadro bilanciato quali-quantitativo del fenomeno in esame, secondo le indicazioni del consulente del progetto prof. Davide Vannoni.

Da un punto di vista macroscopico, l’organizzazione del progetto ha accusato delle difficoltà, in larga parte dovute al fatto che gli operatori coinvolti hanno agito in condizioni di quasi volontariato, potendo impegnare solo una frazione del tempo e delle energie necessarie per un lavoro professionale. Ciò ha comportato un ingaggio piuttosto debole con i ragazzi. Nonostante tali mancanze di risorse e di organizzazione la ricerca è sufficiente per far partire la seconda parte del progetto.

 

Cosa emerge dai dati statistici e dalle numerose ed eterogenee testimonianze?

 

HAI ASSISTITO A SCENE DI BULLISMO?

 

SI

FORSE

NO

Totale 120 studenti 1° anno

57%

30%

13%

 

 

SONO UN FATTO NORMALE?

 

 

SI

FORSE

NO

Totale 120 studenti 1° anno

31%

33%

36%

 

Questi sono ragazzi e ragazze delle classi prime del Liceo e del Polo Professionale. Il campione delle prime è troppo esiguo per essere rappresentativo; tuttavia va considerato che le percentuali relative al giudizio di “normalità” riferito al bullismo tendono ad aumentare nelle classi superiori (IPSIA). Questa visuale ci suggerisce che i ragazzi delle prime superiori sono già piuttosto assuefatti ai fenomeni di bullismo e la tendenza dell’assuefazione tende ad aumentare nel tempo. Rimane comunque un buon terzo che non la pensa così e che potrebbe convincere un altro terzo di compagni indecisi a resistere all’assuefazione alla violenza ed a cercare delle contromisure efficaci. Il clima notoriamente più pesante negli istituti professionali trova riscontro nei dati. Questo depone a favore dell’attendibilità del test.

 

Il tema, centrale nel progetto, la violenza indiretta è stato sondato con la domanda:

 

HAI ASSISTITO A FORME DI ESCLUSIONE DAL GRUPPO?

 

 

SI

FORSE

NO

Totale 120 studenti 1° anno

70%

17%

13%

 

 

SONO UN FATTO NORMALE?

 

 

SI

FORSE

NO

Totale 120 studenti 1° anno

31%

34%

35%

 

 

 

Si evince così che il tema centrale del progetto è ben rappresentato nell’esperienza degli allievi delle prime classi, con delle differenze curiose tra gli Istituti Superiori. Questo dato c’incoraggia a riconoscere nella violenza relazionale un tema sul quale puntare, sulla scorta delle positive esperienze americane. Secondo le ricerche americane, più che il fatto é rilevante capire in che misura tale fatto sia giudicato normale. La frequenza di tale giudizio ci da indicazioni sulla probabilità che i proprietari di tale criterio mettano o metteranno in atto azioni simili.

Si noti come il giudizio esprima un identico atteggiamento nei confronti del bullismo e della violenza indiretta. Un terzo considera la violenza relazionale normale, un terzo tentenna ed un terzo non è d’accordo. Le differenze di atteggiamento cognitivo tra i diversi istituti superiori indicano, con una certa sorpresa, che il clima cognitivo del Liceo Scientifico sembra il più deteriorato, almeno nelle classi prime. Tale dato contrasta con l’opinione diffusa che il clima del Buonarroti sia tra i migliori nella città di Monfalcone. Forse rischiamo di assistere ad un rapido degrado nei prossimi anni?

 

La lettura di questi dati si annuncia complessa. Richiederà del tempo e più punti di vista, compresi quelli dei docenti coinvolti nel progetto. Per ora emerge la considerazione che esiste una chiara differenza di intensità, nella violenza esplicita, tra il Polo professionale e quello liceale. Non è automatico però concludere che tale livello di violenza diretta corrisponda al livello del disagio. Anche se al momento non siamo in grado di rispondere, si impone la domanda se il polo liceale, più “contenuto”, più “controllato”, non esprima un più elevato livello di violenza indiretta, come i dati di natura cognitiva sembrerebbero indicare.

 


È giusto tacere quando qualcuno viene escluso dal giro di amici?

 

 

Giusto

Abbastanza giusto

Abbastanza ingiusto

Ingiusto

Totale 334 studenti

5%

21%

41%%

33%

 

Preso complessivamente questo campione di 334 ragazzi esprime, come ci si attendeva, una chiara valutazione etica su comportamenti che in realtà accadono con troppa facilità e ottengono così un livello di assuefazione e di tolleranza che non corrisponde al giudizio morale. Bisogna fare leva su tale zoccolo etico per contrastare i fenomeni di violenza sottile che sono il terreno di coltura dei comportamenti più espliciti, attribuiti, agli “Altri”. Però, come rilevano le ricerche americane, bisogna anche tenere conto dell’effetto di trascinamento dell’EMOZIONE per spiegarsi l’incongruenza tra il giudizio etico ed i comportamenti effettivi.


 

Quando sei arrabbiato/a, è giusto parlar male di qualcuno/a?

 

 

Giusto

Abbastanza giusto

Abbastanza ingiusto

Ingiusto

Totale 334 studenti

10%

13%

37%%

40%

 

Questa considerazione apre così la strada per un intervento educativo centrato sulle tecniche di Problem Solving e sulle abilità di controllare e gestire bene le Emozioni.

Considerazioni finali:

Pubblicando questi dati la fase di studio del Progetto è da considerare conclusa. Rimane da fare un percorso condiviso di rilettura e di commento, ma intanto si dovrebbe aprire la fase dell’intervento.

Rivedendo l’esperienza del programmi condotti all’estero emerge la necessità che questa seconda fase sia condotta in modo sperimentale, date le scarse risorse a disposizione, in un solo Istituto. Non solo; è necessario che tale Istituto si coinvolga nel progetto con una massa critica di corpo docente e probabilmente anche di genitori motivati. Non è facile realizzare tutto questo, ma se non ci sono queste premesse è meglio attendere tempi più maturi e risorse economiche adeguate. Perciò non è escluso che la seconda fase di questo progetto si riduca ad una fase non meno importante di diffusione delle informazioni e di reclutamento di persone motivate al fine di implementare un intervento veramente incisivo e motivante.

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