Contro La Violenza Relazionale Nella Scuola

Per una Cultura della Legalità, della Responsabilità e della Persuasione

Premessa

È comparso su Internet www.appelloeducazione.it, un richiamo al recupero dell’educazione, per tutti, giovani ed adulti. Si parla, più precisamente, di un recupero del rischio educativo. Perché l’educazione non può più essere a senso unico: così non funziona più. Essa comporta sempre un dialogo tra due libertà; tra due generazioni. Secondo questo grido d’allarme, sarebbe in crisi, per la prima volta nella storia, la capacità di una generazione d’adulti, di educare i propri figli. Crescerebbe così una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza maestri, annoiati e a volte violenti, in balia delle mode e del potere del mercato.

Partiamo da quest’appello per condividere l’idea che la forma autorevole od autoritaria di trasmissione delle competenze è finita e disporci a cercare, insieme ai giovani, come insegnanti e come genitori, migliori stili di introdurre i giovani alla vita. Superata la netta divisione tra docenti e discenti, possiamo così pensare gli adolescenti e gli adulti come ruoli accomunati dal comune orizzonte di essere tutti studenti della vita, sempre disposti a scoprire nuove prospettive ed imparare nuovi modi di adempiere il proprio compito.

Genitori, mentori e insegnanti, pur mantenendo il proprio ruolo, devono imparare in fretta un modo diverso di trasmettere i saperi, che sappia impiegare i nuovi linguaggi, per coniugare l’autonomia, la collaborazione, il lavoro di gruppo, la pari dignità, con la grande tradizione della nostra cultura.

C’è bisogno di spirito di collaborazione fra le generazioni: agli adulti il compito di fornire strumenti aggiornati ed efficaci; agli adolescenti stessi il compito di declinarli nella propria inedita esperienza, per risolversi i propri problemi, lungo un percorso di crescita continua per tutti. Prende corpo così una prospettiva dell’educazione che assomiglia più al mutuo aiuto che al paternalismo. Nasce la prospettiva dell’educazione tra pari, non solo nel senso più comune d’educazione dei giovani per i giovani ma anche nel senso che le sfide imposte dai giovani sono esattamente ciò di cui gli adulti hanno bisogno per “stare” nel mondo, sopravvivere nel “mercato educativo”, imparare ad imparare.

Non è una provocazione gratuita. I genitori e gli educatori d’oggi sembrano, per certi aspetti, come adolescenti maturi, che devono ancora affrontare, stranamente, i tipici compiti della crescita: da un lato allontanarsi dalle certezze che hanno accompagnato la loro entrata nel mondo degli adulti e dall’altra imparare ad assegnare un nome ed un significato alle rapide trasformazioni del corpo, sociale in questo caso, più che fisico.

Sotto il profilo emotivo sembra che oggi il compito degli educatori sia quello di superare il senso di colpa e d’inadeguatezza che deriva dalla consapevolezza di non essere abbastanza competenti, come lo sono stati i propri educatori, ed affrontare l’incognita di prospettive inesplorate e rischiose che riscattino la dignità e la competenza ed il senso d’appartenenza, al grande fiume della vita, di cui hanno bisogno, proprio come gli adolescenti. Così interpretiamo il concetto del rischio educativo: un passaggio, una trasformazione continua, che rimane sempre indeterminata negli esiti.

Introduzione

Con queste premesse, ci siamo confrontati con il tema della violenza. In particolare con il tema apparentemente inedito della violenza indiretta, detta anche violenza morale o violenza relazionale. Perché questa scelta? Perché è una forma di violenza che ferisce anche di più di quella diretta. Perché chi ne è vittima si ritrova più solo/a, in un ambiente culturale che, di fatto, sottovaluta tale fenomeno. Perché è un tema che ci conduce oltre il consueto modello di vittima (femminile) e d’aggressore (maschile). I ruoli possono essere dello stesso genere o addirittura invertiti. I ruoli possono essere misti e mutevoli, secondo la situazione. Infine perché è un tema che sottolinea il ruolo del gruppo o dei testimoni in parte passivi, in parte conniventi.

Questa più ampia cornice di riferimento è quanto mai opportuna sposando l’idea di incidere su tale problema a livello della scuola. Le numerose testimonianze dei giovani del nostro territorio, raccolte dal Progetto Habeas Corpus, convergono, infatti, su questi concetti e ci costringono a confrontarci con il tema della violenza che noi adulti consideriamo ormai “normale”, sia in famiglia, sia nella relazione tra docenti ed alunni. Quest’acquisizione è un passo essenziale di cambiamento, in linea con quanto espresso nella premessa, che dovrebbe accompagnare qualsiasi progetto educativo si voglia implementare su quest’argomento.

Definizioni

Per entrare nel merito del tema è opportuno ripassare il significato d’alcuni termini. Innanzi tutto quello di Violenza Relazionale e quello di Ruolo.

Definizione di Violenza Relazionale: azione che mira a ferire l’Altro/a minacciando o danneggiando o manipolando la sua Relazione con i Pari e/o con il suo Sentimento d’Accettazione.

Esempio:

Ignorare qualcuno/a col quale si è arrabbiati, evitando l’espressione diretta della rabbia

Spargere ingiurie su di lui/lei

Escluderlo/a da giochi o altri eventi sociali

Il fenomeno diventa rilevante quando assume intensità, durata e dimensione di gruppo, tale da mettere in serio pericolo il senso d’appartenenza e l’autostima della vittima. Diventa veramente pericoloso quando fomenta nella vittima una reazione violenta contro di se o di altri, innescando così pericolosi fenomeni circolari di rinforzo e di disseminazione.

Ruolo

Abbiamo trovato interessante ed opportuna, al fine di disporre di una cornice concettuale all’interno della quale inserire i piani possibili d’intervento, una definizione ed un ampliamento del concetto di Ruolo. Il termine di Ruolo è definito dal vocabolario della lingua italiana, nell’accezione che c’interessa, come il comportamento che un individuo assume all’interno della comunità o istituzione, determinato dalle regole che la comunità o istituzione gli assegna.

Tuttavia non sono solo le regole ed i compiti e gli strumenti che esauriscono il concetto di ruolo. Secondo una più ampia visione, i tre termini che definiscono un Ruolo (sia esso il ruolo dello studente, dell’insegnante o del genitore) sono: regole – strumenti – potere

In altri termini:

1.      Vincoli – Contratti – Accordi – Limiti – Regole – Norme – Ordine gerarchico etc.

2.      Capacità – Potenzialità – Risorse personali – Risorse sociali – Strategie – Programmi

3.      Potere personale – Leadership – Possibilità e Capacità di influenzare altre persone

Per ciascuno dei tre piani è possibile pensare un intervento che miri all’obiettivo di cambiare positivamente il clima del dato ambiente, per ognuno dei suoi ruoli. Nell’ambito della scuola media e superiore è possibile predisporre interventi che interessino tutti e tre i livelli, che coinvolgano tutti i ruoli, curando possibilmente di integrare tra loro i diversi interventi.

Sul piano delle Regole si possono costruire dei contratti, che impegnino tutti – adulti e ragazzi – al loro rispetto. Questo è un punto previsto da diversi programmi efficaci d’intervento nelle scuole. Questo livello è sinergico con l’educazione alla legalità, programma che abbiamo visto operativo ad esempio nel Basso Isontino.

Sul piano degli Strumenti si possono adottare i numerosi programmi d’apprendimento operante delle cosiddette capacità sociali e d’altre risorse personali od interiori. Il tema interessa genitori, insegnanti e studenti. Le capacità più gettonate dai diversi programmi, sono quelle ben note, definite anche dall’OMS: assertività, empatia, negoziazione, problem solvig etc.

Il terzo piano, quello del Potere, del quale i nostri ragazzi sono ben consapevoli, e nel quale essi cercano di muoversi con quello che offre il “mercato di strada”, è un piano che tende ad essere trascurato o quantomeno visto con diffidenza. È il piano della Comunicazione Persuasiva: uno strumento che il Mercato usa a piene mani per “educare” le nuove generazioni. È un livello dotato ormai di una ricca cultura di cui bisogna parlare per conoscerne i rischi e le opportunità. Esso ci invita a proporre lo sviluppo di forme sane d’empowerment del gruppo e del soggetto, che possono essere attinte dalla cultura imprenditoriale sul tema della leadership. Il tema della leadership non appartiene solo al campo aziendale o del business. Esso può dare indicazioni utilissime nel campo dell’educazione. Ogni educatore professionista o genitore può vantaggiosamente avvalersi degli studi sulla leadership e delle tecniche più adatte allo scopo. I ragazzi stessi, inoltre, possono trovare forte motivazione ed utilità nelle forme ludiche ed esperienziali d’apprendimento della leadership.

Per uno scopo anti violenza, come quello che ci proponiamo, si possono quindi concepire interventi per adulti e ragazzi sul piano delle Regole, delle Strategie e del Potere. Quest’ultimo punto ci sembra particolarmente stimolante ed importante se solo consideriamo quanto esso sia contiguo al fenomeno del Bullismo e della Violenza Indiretta. Proporre ai ragazzi modelli positivi di successo e di potere ci pare veramente importante per mirare al fine che perseguiamo. Non ci si può limitare a dire ai ragazzi “…quanto siete violenti! State buoni. Non fatevi del male!” Bisogna piuttosto dire: “La violenza c’è, dentro ciascuno di noi. Impariamo, insieme, modi sani per controllarla”. “impariamo prendendo a modello figure maschili e femminili di successo che hanno saputo farlo bene”.

Interpretazione del fenomeno VR

Evidente nei primissimi anni di scuola, la VR tende a nascondersi e a farsi raffinata nella scuola media e superiore. Questo mascheramento la rende subdola e misconosciuta. Proprio per questo motivo essa è più pericolosa. Il fenomeno è ben noto agli insegnanti, ciononostante non è stato portato allo scoperto in modo specifico, né pare essere è oggetto d’interventi mirati tesi a contrastarlo. Forse perché si tende ancora a pensarlo come un fenomeno naturale. Negli USA, invece, il problema è studiato scientificamente, da almeno una decina d’anni, ed è contrastato con programmi specifici d’intervento, che coinvolgono i diretti interessati. [1]

L’ipotesi scientifica che ottiene il maggior consenso, per interpretare il fenomeno VR, negli USA, è la seguente. Il Sistema di Convinzioni che giustifica tale comportamento, misurabile con apposito test predice in modo statisticamente significativo gli effettivi comportamenti violenti. Detto in altre parole, ciò che si pensa essere giusto e lecito circa la VR, predice la probabilità di essere coinvolti attivamente o passivamente in essa. [2] Evidenziando e modificando il Sistema di Credenze sulla VR, tramite un approccio cognitivo comportamentale, si può modificare stabilmente il clima di violenza diretta ed indiretta nelle classi medie. Studi successivi hanno anche premesso di precisare che tali interventi correttivi funzionano meglio quando durano dieci settimane, piuttosto che due giorni intensivi. [3]

Poiché la VR è condizionata da una specifica cultura, che si può misurare e modificare stabilmente, essa non può più essere pensata come un dato di natura, immodificabile. La Violenza Diretta ed Indiretta nella scuola può essere ridotta da un lavoro focalizzato sul sistema di convinzioni correlato con la sua accettazione e da una serie di strategie efficaci per contrastarla efficacemente. Contrastando la cultura che sostiene la VR e proponendo opportuni comportamenti ed esperienze sociali [4] , si può modificare la cultura della violenza nelle scuole medie e superiori.

L’intervento che così si configura non va però visto come un insegnamento che corregge carenze educative delle famiglie. Il luogo comune che le nuove generazioni crescano senza valori è semplicistico oltre che inutilmente colpevolizzante per le famiglie.

Dalla ricerca appena conclusa lo scorso anno, nella Provincia di Gorizia [5] , sembra, infatti, emergere un quadro più complesso. Per una certa proporzione dei casi c’è probabilmente un’effettiva carenza nella cultura della famiglia e/o del Paese di provenienza. Per un’altra porzione si tratta invece di correggere un fenomeno d’assuefazione alla violenza da parte di ragazzi che portano in sé già sani principi anti violenza. C’è infine una larga parte di ragazzi che custodisce buoni valori e che non vuole assuefarsi alle spinte che contrastano tali valori ma che non sa come dare gambe a tali valori. Questi ragazzi sono risorse preziose che aspettano solo l’occasione per socializzare e rendere operativi i valori che custodiscono in profondità, nonostante le apparenze, spesso sotto una maschera d’indolenza e di cinismo. Studi scientifici sostengono un’idea che sembra andare contro corrente: sotto apparenze necessariamente ribelli ed ostili, i valori giusti trasmessi operativamente da genitori e educatori rimangono radicati. E riemergono, quando le circostanze lo richiedono. Perciò il nostro dovere, come adulti, è quello di completare il lavoro svolto in epoca preadolescenziale, procurando occasioni per collegare tali valori con esperienze concrete che li rinforzino, oltre che con il patrimonio culturale che la scuola ha il compito di trasmettere.

Per inciso, è stato dimostrato dalla ricerca che un programma d’Educazione extracurricolare, per quanto ben fatto, che si affianca a quello curricolare senza contaminare virtuosamente le altre materie d’insegnamento, attecchisce debolmente. Per questo è importante che prima di implementare un intervento, come quello cui stiamo pensando, ci sia un adeguato coinvolgimento di una quantità critica di dirigenti e d’insegnanti per ogni Istituto interessato. Solo così è possibile creare un clima d’attesa e le opportune sinergie per far sì che l’intervento ottenga il massimo d’efficacia con il minimo di costo, vale a dire la massima efficienza.

Strategie d’intervento sulla VR

Esso comporta un lavoro sul comportamento e sul sistema di credenze di studenti medi. Si avvale d’incontri durante i quali i ragazzi si confrontano con le proprie convinzioni circa la VR e s’impegnano in un apprendimento operante, tramite giochi di ruolo, contratti comportamentali, videogiochi interattivi, focus group ed altre attività tese a produrre qualcosa di concreto (laboratorio artistico – poster – articolo a stampa etc). Se le circostanze sono mature, gli studenti sono anche coinvolti a lavorare su un proprio progetto d’intervento, per cambiare la cultura dei coetanei circa la VR. (Bollettini scolastici – talk show [6] etc.). Un esempio di programma cognitivo comportamentale, teso a modificare, in questo caso, lo stile pessimista di reagire agli eventi (argomento piuttosto contiguo a quella della violenza), che è stato realizzato nel nostro territorio è il progetto Sviluppo Sano. È stato realizzato in forma sperimentale e parziale nell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di Pieris, negli anni scolastici 2004/5 e 2005/6. Questi programmi cognitivo comportamentali possono essere valutati nel loro impatto con un Pre Test ed un Post Test somministrato dopo 12 o più settimane.

Per realizzare un intervento serio, é necessario che politici, dirigenti scolastici, genitori e studenti, coinvolti nell’idea di cambiare le regole sociali, lavorino alla preparazione dell’intervento educativo per un intero anno scolastico. Sarebbe molto utile, inoltre, individuare dei mentori delle classi superiori o studenti universitari [7] , da formare ai fini del progetto.

La parte educativa consiste in una serie di lezioni tenute da insegnanti e dallo staff di supporto. Tale programma si può articolare in un Corso di un giorno e mezzo per formare gli educatori. Questo Corso consiste nella formazione degli insegnanti motivati, nell’affidare ai genitori un ruolo cruciale e nel formare gli studenti superiori che intendono farsi mentori. Si tratta di una formazione rivolta a formatori, sul tema specifico della Violenza Relazionale, in modo che l’intervento attinga al massimo d’efficienza e di durata e di disseminazione. Esempio:

Venerdì p.m. presa di conoscenza dei dati

Sabato due corsi paralleli di un giorno:

  1. lavoro in gruppo per genitori e studenti per sviluppare strategie d’intervento
  2. formazione degli studenti superiori neo-mentori; che implica la capacità di

       raccontare storie

       presentare giochi di ruolo

       facilitare delle attività manuali

       condurre gruppi di ragazzi per capire cos’è la VR – cosa fa la VR – come uscirne

Questo modello d’intervento si sta disseminando negli USA, seguendo quelle che la ricerca indica come strategie di massima efficacia. Esso può ispirarci ed integrarsi con le modulazioni necessarie secondo i contesti, da concordare con i docenti. Questo modello può ovviamente essere arricchito creativamente, con l’impiego dei nuovi linguaggi di comunicazione come ad esempio i video clip (i ragazzi sono incoraggiati a fare gli attori ed i registi) o con strumenti più radicati nella nostra cultura, (come il teatro o il teatro forum) o nell’esperienza dell’istituto scolastico.

Altri modi d’intervenire a livello delle strategie possono essere letti nel libro di Nixon & Dellasega, già citato.

Esempi d’intervento al livello leadership

Il modello d’intervento nella scuola sul tema della leadership è quello che si avvale di incontri dei ragazzi con figure di successo in diversi campi, come sport, arte, business, imprenditoria, comunicazione. Per gli adulti, in particolare educatori, esiste una folta letteratura e metodi di formazione che possono dare semplici e potenti strumenti di potenziamento. [8]

dr. F. Bertini



[1] Cfr. CASS®: Creating A Safer School, www.opheliaproject.org

[2] Werner e Nixon; Normative Beliefs and Relational Aggression; Jour. of Youth and Adolescence; Vol 34 pp 229 – 243.

[3] www.opheliaproject.org cfr RA & Interventions: What is effective?

[4] Cheryl Dellasega; Charisse Nixon; Girl Wars Strategies that will end Female Bulling; Simon & Schuster, N. Y. 2003

[5] Cfr. lo scarto tra l’incidenza dei comportamenti violenti e il giudizio negativo di tali comportamenti nei risultati del Progetto Habeas Corpus www.zyme.org .

[6] Nella nostra esperienza c’è il progetto ESSERCI, concorso per il miglior lavoro in gruppo tra Istituti Superiori della Provincia di Gorizia, sul tema della morte. http://web.tiscalinet.it/aspiraglio/sld009.htm I lavori dei ragazzi sono stati ancora poco valorizzati (un video – una ricerca antropologica – una ricerca statistica). È stato realizzato comunque un Talk Show con Massimo Fini, ed un passaggio dei ragazzi su Telefriuli. Il materiale del progetto non è stato ancora pubblicato su nessuna rivista.

[7] Cosiddetta educazione fra dispari.

[8] Un esempio fra tanti: Robert Dilts Leadership e visione creativa Guerrini e Associati 2000.